25 aprile 2021 – Festa della Liberazione – Ricerca delle terze “medie”

Per il secondo anno consecutivo celebriamo la Festa della Liberazione con una collaborazione con l’Amministrazione Comunale. E anche quest’anno, causa Covid, non si può organizzare un evento pubblico, quindi ci “muoviamo” di nuovo solo online pubblicando un video. Ma quest’anno sono state coinvolte le scuole e ciò merita un approfondimento ulteriore! 

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Il progetto è stato coordinato, per il Comune di Mondavio, dal consigliere Sauro Bigelli e ha coinvolto l’Istituto Comprensivo Statale “Giò Pomodoro” (Scuole dei Comuni di Mondavio e di Terre Roveresche), che ha accolto l’invito per questa importante ricorrenza, dedicando un progetto specifico di studio e ricerca, testimonianze di storia d’Italia e storia locale sulla LIBERAZIONE.

Sono stati interessati gli studenti delle classi terze della Scuola Secondaria di Primo Grado dei plessi di Orciano (sez. A e C) e di San Giorgio (sez. E), che hanno prodotto un prezioso documento articolato in tre parti:

  1. Testimonianze di storie vissute da nonni e bisnonni durante il periodo della seconda guerra mondiale e successiva Liberazione
  2. Riflessioni sulle lettere dei condannati a morte della Resistenza
  3. Poesia “RESISTENZA”

Una sintesi di questo documento, grazie alle voci dei ragazzi stessi, ha preso “vita” in questo video:

Riportiamo qui di seguito le testimonianze e le riflessioni complete.

Purtroppo per motivi di privacy non ci è possibile riportare né i nomi dei ragazzi né quelli dei professori. Ringraziamo comunque tutti quanti per la gentile collaborazione.

Una pagella scolastica del 1942/43: i riferimenti bellici sono fin troppo espliciti!

PRIMA PARTE

Testimonianze di storie vissute da nonni e bisnonni durante il periodo della seconda guerra mondiale e successiva Liberazione

TESTIMONIANZA 1

Mio nonno paterno nel 1943 aveva 3 anni, abitava a San Pasquale e quando crebbe, la mamma, cioè la mia bisnonna, gli raccontò ciò che era accaduto in quel tempo. Un giorno, alcuni soldati tedeschi entrarono in casa di mio nonno e incominciarono a razziare varie cose, soprattutto cibo; ad un certo punto, lo zio di mio nonno, si oppose e colpì uno di loro con la canna del suo fucile sulla schiena, ma i compagni del soldato picchiarono lo zio e, quando andarono via, diedero fuoco al pagliaio. A mio zio arrivò una scheggia in un occhio e perse per sempre la vista da quell’occhio.

TESTIMONIANZA 2

Il mio bisnonno Mario, era partigiano ed ha combattuto in Jugoslavia. Suo padre Attilio, per fortuna riuscì a riportarlo in Italia. La mia bisnonna Landa, mi ha raccontato di aver visto i soldati tedeschi passare con i cavalli e i carri armati a San Bartolo dove viveva. Andavano dentro le case e razziavano quello che trovavano. Si ricorda, che un tedesco, le è passato davanti e, dopo averla spostata con violenza, ha preso il prosciutto che era dietro di lei. Era rimasta pietrificata, perché aveva paura che la prendessero e che la violentassero. Si ricorda che, erano in un campo con un po’ di amici e sopra di loro passarono sei aerei e dopo un po’ tornarono indietro, erano gli aerei americani che bombardarono, si dice erroneamente, Urbania, dove ci furono 240 morti. Mi ha raccontato anche, che lei e dei suoi amici, hanno visto un partigiano sparare ad un tedesco, lui è caduto, il partigiano è andato a controllare ed il tedesco si è alzato e ha ammazzato il partigiano.

TESTIMONIANZA 3

E’ ancora vivo il ricordo della storia di mio zio Giovanni Marconi internato a Mauthausen. La mia famiglia viveva a Pesaro; emanate le leggi razziali nel ’38, si trasferirono nel ghetto ebraico della città e con i rastrellamenti dell’aprile 1944, lo zio fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Aveva 25 anni. Appena arrivato, non lo uccisero perché essendo un abile stagnino, era utile ai tedeschi per i vari lavori al campo che rientravano nella sua professione. Riuscì a sopravvivere fino al giorno della Liberazione, quando riuscì a prendere un treno e tornare in Italia dalla sua famiglia. Un tratto di viaggio lo fece anche a piedi. Arrivato a Pesaro, in pochi lo riconobbero come Giovanni, tutti credevano che fosse morto o scomparso in Austria, era un ammasso di pelle ed ossa, un uomo (se così si poteva definire dopo quell’esperienza) alto 1.80 che pesava 40 chili.
La moglie non lo riconobbe e fece fatica ad accettare che quello fosse suo marito e inizialmente lo respinse. Durante la sua esistenza non parlò mai dei dettagli di quel capitolo oscuro della sua vita, niente. Solo una volta raccontò a mio padre di come gli fecero il tatuaggio. Faceva sempre sogni ad occhi aperti, incubi ed era sempre in ansia. Morì poi a Pesaro nel 2000 di vecchiaia.

TESTIMONIANZA 4

Mia nonna mi ha raccontato che all’età di 4 anni, la sua famiglia ha accolto e curato dei soldati polacchi, nostri alleati. Mi ha detto che si nascondevano nella cantina della loro casa sotto le botti di vino, con un cestino di pane al loro fianco. I polacchi, per ringraziare la famiglia di mia nonna per averli nascosti, davano dei pezzi di cioccolata e delle cingomme.
Mentre la mia bisnonna teneva in braccio mia nonna, un proiettile la sfiorò. Intanto mio nonno si nascondeva in grotte scavate nel terreno vicino casa e coperte da tavole di legno.

 

SECONDA PARTE

Riflessioni sulle lettere dei condannati a morte della Resistenza.

“Mi hanno colpito alcune parole ricorrenti come “sì, muoio ma non inutilmente, la mia morte non sarà vana e l’ideale rimarrà per sempre”. Nulla finisce realmente, dei partigiani è rimasto il loro spirito, il loro ricordo; si è avverato il loro ideale, di ognuno rimane qualcosa anche dopo la fine, il loro, non sarà mai davvero un addio finché ci sarà il ricordo. La lettura di quei messaggi ha suscitato in me tristezza e dolore, immaginando di ricevere una lettera simile e pensando di dover dire addio a un mio caro, così distante da me senza nemmeno poterlo vedere e stringerlo un’ultima volta, ma ho provato anche orgoglio, fierezza, gratitudine, riconoscimento verso coloro che hanno lottato ieri per renderci liberi oggi. Le loro parole sono un grande esempio di impegno, costanza e volontà nel raggiungimento dei loro ideali; nelle loro parole, non c’è desolazione o pentimento per quello che hanno fatto o per le loro azioni, anzi, c’è una convinzione maggiore in ciò in cui credono, pronti a morire con onore. Le loro ultime parole, tatuate su miseri pezzi di carta, diventano fondamentali, messaggere delle ultime speranze dei condannati, ultimi desideri, pensieri, le più sentite dichiarazione dei caldi e intimi sentimenti verso i propri cari, contengono addii, consolazioni, lacrime versate e tramutate in lettere sincere, affettuose, intense. Silenzi rotti da singhiozzi strozzati, atroci dolori ampliati dalla distanza. I partigiani sono dispiaciuti del dolore che hanno causato ai loro cari, ma non dei loro forti e sempre presenti ideali. Qualcuno ha voluto avvertire della propria morte, ha augurato una serena vita ai propri cari, sperava che continuassero a combattere, non dovevano disperarsi, né piangere ma continuare a lottare. Altri non hanno voluto allarmare le loro famiglie della loro morte e hanno rassicurato i cari dicendo loro che stavano bene. Sono tutti esempi da seguire e da lodare per ciò che hanno fatto, perché senza di loro, ora non saremmo qui. Celebrati, onorati, elogiati ogni giorno per non aver mai smesso di credere negli ideali di libertà, solide fondamenta per la Costituzione della Repubblica Italiana.”

“Le parole che mi hanno colpito maggiormente delle testimonianze lette e ascoltate, sono IDEA, CORAGGIO e SACRIFICIO, perché ci fanno capire che, il pensiero dei partigiani non sarebbe morto con loro, essi non volevano che i loro familiari si disperassero per la loro morte, perché grazie a loro, avrebbero vissuto in un Paese finalmente libero e democratico.”

“I partigiani e tutti coloro che li hanno aiutati si sono sacrificati per tutti noi e hanno continuato a sperare e a credere nei loro ideali fino alla fine, io ammiro questo coraggio.”

“Noi siamo arrivati fin qui grazie a loro, perché hanno costruito le basi di uno Stato democratico. Li dobbiamo ringraziare infinitamente. Non credo che se oggi succedesse un fatto del genere, ci sarebbero persone disposte a lottare e a sacrificarsi per un ideale. Dovremmo essere noi, i cittadini del domani, ad avere una coscienza critica, capace di mantenere sempre viva la democrazia.”

“Penso che non sia stato facile accettare la morte di una persona cara, ma le vite dei partigiani non sono state sacrificate invano, perché alla fine l’idea per la quale hanno combattuto ha vinto.”

“Uccidono il mio corpo, non l’idea che c’è in me”: questa è la frase che mi ha colpito molto delle lettere dei condannati a morte della Resistenza, non posso fare altro che dire GRAZIE.”

“Non devi piangere né vergognarti di me”: questa madre lo dice alla figlia in una lettera prima di essere fucilata dai tedeschi, la figlia deve essere orgogliosa di lei, perché si è sacrificata per il bene di tutti e anche per quello della figlia. Com’è lontana la nostra società dagli ideali che hanno animato la Resistenza! Oggi la cosa più importante è apparire sui social, cercare di farsi notare, ma ciò che davvero ci farebbe cambiare è conoscere quello che è accaduto, affinché non accada di nuovo.”

“Le vite dei familiari di queste persone sono state segnate per sempre, ma rimane oltre al ricordo, l’orgoglio e l’onore di aver avuto familiari con un tale coraggio disposti al sacrificio per il bene di tutti.”

“Fu una lotta crudele in cui donne, bambini e soprattutto partigiani, vennero uccisi e torturati. Alcuni dimostrarono fino all’ultimo giorno della propria vita fedeltà e lealtà, mentre altri, disonorevolmente tradivano i loro fratelli.”

“Ho capito che la guerra di Liberazione è stata una guerra in cui donne e uomini agivano nella clandestinità, nascondendosi sulle montagne, sacrificando la propria vita per l’ideale di libertà.”

“Per ottenere la libertà hanno deciso di rischiare la vita. Erano giovanissimi che hanno saputo vivere con il coraggio e la sofferenza.”

“Ci vuole coraggio ad affrontare un esercito ben armato se si sa che molte sono le probabilità di non farcela, di morire, di lasciare la famiglia, di perdere una vita intera che ti prometteva divertimento e spensieratezza, una vita normale, senza preoccupazioni, come se la guerra non ci fosse mai stata.”

“Hanno lottato per la libertà del loro Paese.
A volte bisogna sacrificare la propria vita per salvare le generazioni future.”

“Spero che la lotta combattuta dai partigiani con la mente ed il corpo non sia vanificata, spero che i loro sforzi non siano dimenticati perché quello che viviamo è stato ottenuto grazie a loro.”

“La guerra di Liberazione è stata sofferenza per i partigiani che hanno combattuto con eroismo, con fedeltà e lealtà, che hanno combattuto per dei principi ed in particolare per l’ideale di libertà. I partigiani non lottavano per un interesse personale o concreto, ma per il bene comune, l’amore per il Paese e con altruismo rischiavano la vita per le nostre libertà. Mi sento di dover riconoscere i meriti alla generazione che ci ha permesso di vivere come facciamo oggi, senza dover sottostare a regole ingiuste imposte e discriminatorie.”

 

TERZA PARTE

Poesia “RESISTENZA”, composta dai ragazzi con commenti a alcuni versi ritenuti significativi delle poesie d’autore (Salvatore Quasimodo, Piero Calamandrei, Giuseppe Ungaretti) per esprimere emotivamente la Liberazione.

No, non si poteva essere felici o spensierati
con il peso e l’oppressione del potere del nemico

L’indifferenza per la morte
crudele, appesa al ramo spoglio

La crudeltà del nemico che diventava
la sofferenza della donna
che ha perduto il proprio figlio

Le urla soffocate di coloro che si sono sacrificati, prima,
ora protetti dal silenzio eterno

Le tue conoscenze, la tua intelligenza, mercenarie di guerra

Uccelli infernali, del male, indifferenti nel provocare dolore

Non ci pentiremo della nostra lotta, non ci tireremo indietro
la coerenza ci distinguerà

testardi per avere,
conquistare i nostri diritti
con la speranza di libertà e di pace.

 

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Per chi se lo fosse perso, riproponiamo anche il video realizzato invece l’anno scorso:

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