Feste, musica e balli prima de “El Sombrero”

Negli anni ’40-’60 il baricentro del divertimento della nostra porzione di Valcesano sembra che fosse collocato al Pass’ d’Orciàn (San Filippo sul Cesano): erano presenti più locali dove si ballava, tra cui la mitica “Sala del Vento” e inoltre lì nei pressi abitavano i fratelli Sebastianelli, noti suonatori…
Ne parliamo nell’articolo di gennaio perché, come si dirà anche più avanti, è proprio il mese giusto!

60 anni fa tutto era molto diverso da oggi, innanzitutto nella società, e specialmente in piccole realtà come i nostri paesini di campagna. Per la maggior parte delle famiglie la vita era scandita esclusivamente dai ritmi dei lavori agricoli e da feste e precetti religiosi. E per un ragazzo le occasioni di uscire fuori di casa erano ben poche, a meno che non avesse la fortuna di studiare e di conseguenza di abitare in una città per il periodo scolastico. Per non parlare delle ragazze, che, fino a quando non fossero sposate, non potevano andare sole praticamente da nessuna parte.

1932, foto di Luigi Peroni: un ballo sull’aia nelle campagne di Valdiveltrica.

In sostanza i momenti di uscita e di svago si riducevano a 3-4 cose: le “vegghie” (=veglie), serate in compagnia di parenti e vicini di casa; le feste religiose, processioni e cose del genere; qualche volta al cinema; oppure, in quelle rare occasioni che si presentavano, si andava a ballare! E questo si può dire che fosse davvero il massimo del divertimento.

Ma non si ballava e non si poteva ballare tutto l’anno! Era infatti “peccato” (e quindi vietato) farlo in concomitanza di feste religiose e in particolare durante la Quaresima. Se a questi si aggiungono i periodi in cui c’era molto da fare nei campi, appare evidente come i giorni più indicati per festeggiare fossero quelli invernali del Carnevale (che va dalla festa di Sant’Antonio – 17 gennaio – al martedì grasso, cioè il giorno prima del mercoledì delle Ceneri, quando inizia la Quaresima).

Estratti da una lettera degli anni '40 indirizzata al maresciallo dei Carabinieri, da parte di un responsabile parrocchiale. Si fa presente la concomitanza di un evento religioso con uno "profano". Anche oggi si cercherebbero di evitare sovrapposizioni simili ma di certo non agendo in questo modo, con questi toni e auspicando provvedimenti di questo genere da parte delle forze dell'ordine.

Estratti da una lettera degli anni ’40 indirizzata al maresciallo dei Carabinieri, da parte di un responsabile parrocchiale. Si fa presente la concomitanza di un evento religioso con uno “profano”. Anche oggi si cercherebbero di evitare sovrapposizioni simili ma di certo non agendo in questo modo, con questi toni e auspicando provvedimenti di questo genere da parte delle forze dell’ordine.

Che cosa si ballava? Ovviamente il “liscio”: Polka, Valzer, Mazurka. Una serie di generi che per i giovani d’oggi sono da vecchi; e infatti facevano impazzire i giovani di ieri, che a loro volta sorridevano dei balli apprezzati dai loro vecchi, come la “Furlana”, la “Paruncina” e il “Bal’ d’la Sedia”!

All’epoca bastava poco: due suonatori, un capanno. E poi la festa la si creava tutti insieme, nel clima speciale della serata di svago attesa con ansia da tanto tempo. Ma non mancarono, specie con il trascorrere degli anni e della ripresa post-bellica, iniziative più importanti, cioè orchestre con più elementi e le prime sale da ballo. Come ad esempio in questo documento: una locandina d’epoca, di esattamente 56 anni fa (e anche in quell’anno era un sabato).

La locandina di una Serata Danzante con l'orchestra Quintetto Sebastianelli, a San Giorgio di Pesaro

26 gennaio 1957 – La locandina di una Serata Danzante con l’orchestra Quintetto Sebastianelli, a San Giorgio di Pesaro, nella sala della Società Mutuo Soccorso

Dante Sebastianelli nel 1940 circa

Dante Sebastianelli nel 1940 circa

Il nucleo del quintetto Sebastianelli stava nei due fratelli Dante, alla fisarmonica, e Aldo, al clarinetto e sassofono (Sebastianelli ma meglio noti come “Scimonella”), rispettivamente classe 1923 e 1926. Furono entrambi allievi dell’ottimo fisarmonicista di Piagge, Sidio Segarìa.

Dante iniziò a studiare già negli anni ’30. E, a soli 15 anni o poco più, gli capitava di essere chiamato a suonare anche di là dal fiume, con tanto di retribuzione. Poi venne convocato alle armi, in tempo di guerra… e se ebbe salva la vita, fu forse proprio grazie alle sue conoscenze musicali: venne fatto prigioniero e fu suonando la fisarmonica per i tedeschi che ottenne un trattamento particolare e l’alleviamento delle dure condizioni di vita nel campo.

Aldo invece andò a studiare la musica e il clarinetto subito dopo la guerra… e di lì a poco si presentarono le prime occasioni di “suonare da ballo” insieme al fratello. Importante per lui fu anche il periodo del servizio militare (1948-49), quando, suonando nella banda del suo reggimento, ebbe modo di crescere molto, soprattutto nella lettura della musica, e nel giro di pochi mesi divenne primo clarinetto della formazione. Al suo ritorno ebbe modo di proseguire la sua esperienza nella locale Banda di Mondavio, senza trascurare le serate da ballo con il fratello Dante.

Aldo Sebastianelli e un suo commilitone bergamasco, con cui andava a suonare qualche sera nei dintorni della caserma.

Aldo Sebastianelli e un suo commilitone bergamasco, con cui andava a suonare qualche sera nei dintorni della caserma.

anni '60 - Luigi Gaiardi, con la tromba, in una foto della Banda di Mondavio

anni ’60 – Luigi Gaiardi, con la tromba, in una foto della Banda di Mondavio

Attivo per circa vent’anni, il complesso dei fratelli Sebastianelli si arricchì nel tempo anche di altri elementi, a partire dalla base ritmica di una batteria, ma anche di ulteriori strumenti a fiato e della voce. Parecchi suonatori si avvicendarono nel gruppo, che a seconda delle occasioni poteva essere più o meno numeroso. Ecco una lista di essi, compresi quelli più occasionali (anche se forse non proprio tutti):

  • Angelo Bonifazi (Anglìn d’ Santucc’), di Mondavio, alla batteria;
  • Luigi Gaiardi (Gigi del Pellàr), di San Michele, alla tromba;
  • Vincenzo Sebastianelli (Vincè d’ Stecca), di Castelleone, alla fisarmonica (sia in raddoppio che in sostituzione di Dante, soprattutto negli ultimi tempi quando degli Scimonella nel complesso rimase un fratello solo);
  • Galletto con la Banda di Castelleone nel 1993

    Galletto con la Banda di Castelleone nel 1993

    Elvio Galli (Galletto), di Castelleone, al sassofono;

  • Alfio Sgreccia, di Corinaldo, alla batteria;
  • Vincenzo Mattia, sempre di Corinaldo e sempre alla batteria;
  • Marcello Battistini, di Corinaldo, al trombone;
  • Tonino Neri, del Passo d’Orciano (San Filippo), alla voce (un allievo di musica di Aldo);
  • il maestro Luigi Curzi, di Orciano, al violino;
  • Corrado Minucci, di Monte Porzio, al clarinetto e sassofono.

Si suonava, come già accennato, nel periodo di Carnevale, ma in realtà anche prima, già a partire da novembre, dopo il giorno dei morti. Qualcosa capitava di fare pure d’estate. Balli “speciali”, anche per le intere giornate, si facevano inoltre alle fiere (a San Giorgio il 24 aprile; a Monte Porzio a ottobre; al “mercato” che si teneva il “lunedì bello” – giorno prima del martedì grasso – a Mondolfo; a Fano alla Fiera di San Paterniano a luglio).

Tanti furono i palchi calcati dall’orchestra Sebastianelli: per esempio a San Giorgio, Montecucco, Monte Porzio, Castelvecchio, Castelleone… ma anche più lontano, come Palazzo d’Arcevia o Arcevia stessa. E per spostarsi… o ci si adattava (in due o in tre più gli strumenti su una motocicletta) oppure – magari più avanti – si prendeva un “taxi”!

Ma un luogo particolarmente vivace sotto questo punto di vista era lo stesso Passo d’Orciano! Sia al bar, che al circolo CRAL si suonava da ballo. A volte capitava che ci fossero i fratelli Sebastianelli nel primo e un altro complessino nel secondo… nella stessa sera!! (nota: il bar all’epoca era gestito dalla famiglia Neri: Aldo e l’Ettorina, genitori del cantante Tonino Neri – citato prima, poi emigrati a Milano. Il CRAL invece era dall’altra parte della strada, un po’ più verso Monte Porzio, al piano terra del palazzo di Emilio Polverari)

San Filippo sul Cesano oggi - strada pergolese - il palazzo Polverari (che fu sede del CRAL) e a seguire la "Sala del Vento" (dall'aspetto un po' fatiscente fuori, perché non è mai stata intonacata, ma dentro era una bella e grande sala da ballo... per l'epoca)

San Filippo sul Cesano oggi – strada pergolese – il palazzo Polverari (che ospitò al piano terra il circolo CRAL) e a seguire la “Sala del Vento” (dall’aspetto un po’ fatiscente fuori, perché non è mai stata intonacata, ma dentro era una bella e grande sala da ballo… per l’epoca)

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Bruno Spinaci, da una foto di gruppo molto festosa del 1933

Ma soprattutto al Passo d’Orciano ci fu davvero da divertirsi quando venne aperta una sala da ballo vera e propria, per opera di Bruno Spinaci, falegname e già proprietario della segheria dietro il mulino. La chiamavano la “Sala del Vento” e per quei tempi (primi anni ’50) era davvero un bel locale, dove tante volte suonarono anche i Sebastianelli con la loro orchestra. Passò poi ai Bindelli mantenendo la stessa funzione e si andò a “ballà giù da Bindella” probabilmente fino a tutti gli anni ’60.

Anni '60 - Aldo con la Banda di Mondavio

Anni ’60 – Aldo con la Banda di Mondavio

Per suonare in queste sale si prendeva anche una paga, ma non poteva certo essere questo l’unico lavoro di questi musicisti, che infatti di giorno erano impegnati in ben altre e ben più pesanti attività. E proprio per questo a un certo punto ai Sebastianelli toccò smettere di “sonà da ball”, perlomeno a questi livelli semi-professionali. Prima Dante… e poi anche Aldo (che di giorno faceva il camionista alla Fornace e che più di una volta si trovò a non andare a letto per niente, perchè tornato tardi da una serata e con il camion che lo aspettava per partire prima dell’alba per un viaggio un po’ lungo e impegnativo) giunse a questa scelta, attorno al 1965, continuando l’attività musicale solamente nella Banda di Mondavio (fino agli anni ’80). Il talento si sarebbe comunque tramandato all’interno della famiglia, con ben tre discendenti brillanti musicisti, tutt’ora attivi.

I Sebastianelli non sono stati gli unici “sulla breccia” in quegli anni. Nella zona per esempio c’erano:

  • a Piagge il complesso del loro stesso maestro Segarìa;
  • a Corinaldo il complesso di Stronati, ma anche il duo di “Giuannìn del Bugiàrd” (vero cognome: Paolini) e “Ulderic d’ Menchetta”;
  • a Mondavio la formazione composta da Fausto Fabbri alla fisarmonica, suo fratello Rolando alla batteria, il maestro Luigi Curzi di Orciano (già citato) al violino, e Peppino Guiducci (Pepp’ d’ Rusìn) al sassofono;
  • a Monte Porzio il duo di Corrado Minucci al clarinetto (già citato) e Mario Londei alla fisarmonica.

A sinistra: Peppino Guiducci, con la Banda di Mondavio negli anni ’50
A destra: Corrado Minucci, sempre con la stessa negli anni ’60

 …e certamente pure degli altri, anche a livelli meno professionali.

E la società stava cambiando velocemente… il boom economico, l’industrializzazione, il consumismo, la massiccia edificazione, l’emancipazione della donna, il progressivo scadere d’importanza dei “divieti” religiosi…

S. Michele - La pista de "El Sombrero 38" in occasione del Carnevale 1981

S. Michele – La pista de “El Sombrero 38” in occasione del Carnevale 1981

Insomma di lì a poco sarebbero arrivate ben altre forme di divertimento e strutture, come il famoso “El Sombrero 38” ad opera di Elso Rocconi. Un locale che negli anni ’70 e ’80 avrebbe attirato gente addirittura dalle città della costa, dove ancora oggi c’é chi conosce il nome del nostro piccolo paesino proprio perché da giovane ci veniva a ballare!! Ma questa è un’altra storia… e la si racconterà un’altra volta…

Piero

Fonti: Le fonti principali per scrivere questo articolo sono state memorie orali, e in particolare quelle della famiglia Sebastianelli. Sono stati intervistati Aldo e la Maria (moglie di Dante). Si è poi potuto contare anche su una intervista di Dante registrata da Luigi Livi nel 1989.
La lettera di cui sono stati riportati alcuni estratti è conservata nell’archivio parrocchiale di San Michele.
Per le foto si ringraziano: Aldo Sebastianelli, Maria Balducci-Sebastianelli, Luciano Peroni (per la foto d’epoca di Luigi Peroni), Adele Dominici (per la foto di Bruno Spinaci), Lorenzo Micci (per la foto della Banda di Mondavio negli anni ’50), la Banda Musicale Cittadina di Castelleone di Suasa (che ci ha gentilmente concesso la foto di “Galletto” del 1993), Matteo Venturini (per la foto del Sombrero).

Si sono aperti tanti filoni e citate varie persone. Chi avesse memoria o documenti su questa epoca è caldamente invitato a scriverci (o a commentare qui sotto). Potremmo usarli sia per arricchire (o eventualmente correggere) questo articolo, che per scriverne degli altri.
Foto vecchie del Passo d’Orciano? Di musicisti? Di balli? Dei Sebastianelli che suonano in qualche festa… (da Fano ad Arcevia!)? Del Sombrero? Di gruppi musicali di altri generi e altre epoche? Non esitate a contattarci!

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4 risposte a Feste, musica e balli prima de “El Sombrero”

  1. Floriana Montesi scrive:

    Sona una “Sanmichelese” traferitasi a Marotta da alcuni anni.
    Trovo questo sito una bellissima idea…..
    …. leggere le notizie sul carnevale mi fa tornare indietro nel tempo, a quando anche io partecipavo attivamente alle feste in maschera de “el Sombrero” con tanto di gara….l’organizzazione inziava mesi prima e la competizione fra gruppi era “agguerritissima”!!!!

  2. Almos scrive:

    Vorrei ricordare che si ballava anche da Principi. Dove oggi abita solo Lucio. Li durante il carnevale di ballava. Bisognerebbe chiedere particolari a Sergio del Brusciati.

  3. Marco Principi scrive:

    Confermo il commento di Almos. Si ballava nel “capannon” dove ora abita Lucio.
    Credo che saranno stati gli anni dal ’58 al ’60.
    Mi ricordo perchè mi piaceva partecipare, ma ad una certa ora mi mandavano a letto (ero piccolo!). Si chiamava “Dancing Principi” e si stampavano anche dei volantini. Posso aggiunere dei particolari curiosi, siccome il “capannon” non era pavimentato e quindi il fondo era di terra, per l’occasione mio padre, Ivo Principi, aveva fatto un pavimento con delle tavole di pioppo (non piallate) provenienti direttamente dalla segheria ( di Nando li a fianco) e siccome qesto pavimento era un pò rustico, per agevolare i ballerini vi si spargeva del sale.
    Nel perimetro della sala, per far sedere la gente , ma soprattuto le vigilantissime mamme, c’erane le casse dell’uva che, esaurito il loro compito nella vendemmia, venivano usate come panche. L’orchestra, che era abbastanza numerosa, ma di cui non ricordo i componenti, era posizionata su un soppalco rialzato dalla parte opposta al portone. Sul lato sinistro, oltre alla biglietteria c’era anche un “bar” che oltre al vino era fornito anche di alcuni liquori che venivano fatti in casa con acqua, alcool e delle bottigliette di concentrato ( mi ricordo per esempio il liquore “Strega”).
    Marco Principi

  4. Alceo Barbadoro scrive:

    Ah ecco il capannone di cui mi è rimasto il ricordo!
    Nel ’57 o ’58, avevo cinque o sei anni, i miei giovani genitori ballavano instancabilmente ed io, in piedi su una panca addossata alla parete, gli tiravo una manciata di coriandoli ogni volta che mi passavano vicino.

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