Due Neri (lì) per caso: quando si costruì la chiesa di S. Filippo

Sessant’anni fa – esattamente il 2 maggio 1953 – venne inaugurata la chiesa di San Filippo Neri, in località “Passo d’Orciano”. Fu proprio questa nuova costruzione a far mutare il nome della borgata in “San Filippo sul Cesano”. Curiosamente proprio lì davanti abitavano i Neri: non erano i parenti del Santo, ma la famiglia che gestiva l’osteria!

Negli anni ’40 il “Pass d’Orciàn” era costituito da un piccolo agglomerato di case, posizionate a ridosso dell’incrocio tra la strada pergolese e la strada “mondaviese bis” (che però di solito viene chiamata orcianese in quanto porta prima ad Orciano). Lì nei pressi era presente ed attivo l’antico molino denominato “Torre”, detto anche “da piedi”, in quanto l’ultimo dei tre in comune di Mondavio alimentati dal canale del “vallato”. C’era poi un’altra borgatella un po’ più verso Monte Porzio, proprio sul confine con tale comune, subito dopo il ponte sul torrente “Rialdone”. Si possono quasi contare le poche case presenti in questa dettagliata mappa dell’Istituto Geografico Militare, redatta nel 1948, dove compare a chiare lettere il nome dell’abitato “Passo d’Orciano”:

Il Passo d'Orciano nella mappa IGM del 1948

Il Passo d’Orciano dalla mappa dell’Istituto Geografico Militare del 1948 (scala 1:25000; foglio 110-III-SO “Mondavio”; rilievi del 1894, ricognizioni del 1948). Non c’è ancora la chiesa e le poche case che formano la borgata sono dopo il passo vero e proprio, verso Monte Porzio, praticamente attorno al molino (“M.° Torre”).

Oltre ad essere ai confini del comune di Mondavio, la zona è pure ai confini della parrocchia di San Michele e all’epoca l’unica chiesa presente sul territorio era proprio quella parrocchiale, a circa 3 km dal Passo d’Orciano: una distanza non insignificante in un tempo in cui i mezzi di locomozione erano ancora un lusso per pochi.

Il parroco comunque celebrava anche in questa località, in una stanza messa a disposizione dai proprietari dell’osteria (quello che ora è il bar Schiaroli). Ed era stata posizionata pure una campana, issata su due pali, lì dietro. Sì perché di case ce n’erano poche, ma ciò non toglie che ci fosse qualche attività commerciale e ovviamente un’osteria, a cui facevano capo anche tutti i contadini che vivevano nelle numerose case coloniche sparse nelle campagne circostanti.

L’osteria al Passo d’Orciano era presente da decenni. Nei primi del ‘900 l’oste era Antonio Barbaresi, detto “il Milione”. Alla sua morte (a soli 38 anni nel 1910), fu sua moglie Assunta Paolini a continuare l’attività, mantenendo la licenza fino al 1946, quando la concessione passò a sua nipote Ottorina Ferretti. Insieme a suo marito Aldo Neri, venivano da Corinaldo e si erano trasferiti in comune di Mondavio da alcuni anni. Gestirono l’osteria fino al 1958, quando decisero di emigrare al nord, stabilendosi in provincia di Varese e passando le “consegne” alla famiglia Schiaroli.

Una bella foto del Passo d’Orciano negli anni ’70, con il bar/osteria ancora non ristrutturato; scattata dal piazzale della chiesa guardando in direzione Marotta. Da notare il cartello fissato sulla parete esterna dell’edificio con l’indicazione del nome “moderno”: San Filippo sul Cesano. In basso l’ombra della chiesa!

L’esigenza di una chiesetta era sentita sia dalla popolazione che dal parroco don Domenico Marini, come si legge chiaramente in questa “dichiarazione” sottoscritta l’8 marzo 1950 (e forse poi indirizzata al Vescovo):

«Io sottoscritto, Parroco di S. MICHELE AL FIUME, dichiaro LA ASSOLUTA NECESSITA’ DELLA COSTRUZIONE DI UNA CHIESETTA nella località di PASSO ORCIANO, dipendente da questa Parrocchia, necessità cui corrisponde da decenni un vivissimo desiderio da parte della popolazione. In qualità di Parroco, faccio mio questo ardente desiderio e formulo voti per una pronta realizzazione, convinto che una vasta porzione del popolo, lontano come è dalla Chiesa Parrocchiale, rimane privo dei conforti religiosi e della proficua assistenza del Sacerdote.»

…oppure in quest’altra, con parole un po’ più forti (!!), indirizzata al Papa, del 25 febbraio 1953:

«Era oltremodo necessaria quest’opera per una maggiore assistenza ad una popolazione che – lontana dalla sua Chiesa Parrocchiale – era facile pascolo della propaganda materialistica.»

Il territorio che si trova sulla sinistra salendo verso Orciano, dal Passo, era, all’epoca ancora completamente agricolo, di proprietà del conte Lodovico Brunori Querenghi, nato a Corinaldo e domiciliato a Roma. Egli donò l’angolo più a ridosso del Passo d’Orciano, proprio allo scopo di costruirvi una chiesetta, già dal 1948 (anche se l’atto ufficiale di donazione venne stipulato il 27 giugno 1951, e perfezionato l’11 luglio dello stesso anno). La popolazione stessa si adoperò per iniziare i lavori e, come spiega don Domenico nella  dichiarazione dell’8 marzo 1950, citata sopra: «sono state riempite le fondazioni ed elevato di un metro il muro perimetrale».

San Filippo sul Cesano - cartolina anni '60

Una cartolina di San Filippo degli anni ’60. In primo piano il negozio e abitazione dei Bindelli. Al centro la chiesa, il cui territorio è delimitato da una siepe e non ancora dai muretti. Si notano anche il negozio e abitazione dei Paialunga e quella dei Galli, rispettivamente di fianco e dietro la chiesetta.

Insomma i lavori inizialmente avanzarono molto a rilento, anche perché tutto era a carico degli abitanti del luogo, e le risorse tecniche ed economiche in quel particolare periodo storico erano quelle che erano… poi a un certo punto ci fu la svolta e la costruzione della chiesa infatti venne conclusa da una ditta (di Cerasa)! Ma come vennero trovati i fondi?

Pare che promesse molto convincenti in tal senso vennero avanzate dai socialisti, durante la campagna elettorale per le elezioni comunali del 1951, ma dalle numerose lettere conservate nell’archivio parrocchiale risulta evidente la strategia che intrapresero il parroco e la diocesi, e fu probabilmente questa a portare al risultato, anche se c’è qualcosa di un po’ misterioso…

Il decreto legislativo n. 35 del 27 giugno 1946, intitolato “Riparazione e ricostruzione degli edifici di culto e di quelli degli enti pubblici di beneficenza danneggiati o distrutti da offese belliche”, concedeva fondi statali per la ricostruzione di chiese distrutte appunto durante la guerra. Nel provvedimento era consentito anche variare l’ubicazione, la forma e la cubatura dell’edificio preesistente, con il vincolo che il nuovo sarebbe dovuto sorgere entro i confini della stessa parrocchia e che il contributo riconosciuto dallo stato avrebbe coperto solo la porzione di spese che sarebbero state necessarie per ricostruire la chiesa nello stesso posto e nello stesso modo.

…e nei documenti conservati in parrocchia viene citata proprio questa legge. E si parla non di costruzione bensì di ricostruzione della chiesetta di San Filippo. Don Domenico in una lettera del 22 ottobre 1951 argomenta in questo modo: «[…]ricostruzione di una Chiesetta, esistente prima della guerra alla periferia della Parrocchia e poi distrutta da eventi bellici, che ora sarà ricostruita – col benestare delle competenti autorità – in località più comoda alla popolazione della zona». Dunque lì nello stesso luogo non c’era nessuna chiesa (e questo è ampiamente documentato anche dalle mappe catastali) ma in un altro punto della parrocchia sì, e grazie alla legge citata fu possibile reperire fondi per costruire questo nuovo edificio di culto dove serviva.

Dall’alto numero di lettere conservate in archivio sembra che don Domenico abbia dovuto “combattere” con la famosa ed eterna burocrazia italiana, per cui c’era sempre qualche documento mancante, qualche pratica da fare per far cambiare la forma di qualche altra. Ad esempio c’è un decreto del presidente della repubblica Einaudi con cui si riconosce la personalità giuridica alla “chiesa parrocchiale di S. Tommaso Apostolo” (cioè quella di San Michele al Fiume), documento che rese possibile per la parrocchia ricevere la donazione del terreno di Brunori, dopo quasi un anno di carteggi…!

Un altro problema riguarda la cubatura: per poter contare interamente sui fondi concessi dallo stato occorreva ricostruire la nuova chiesetta con le stesse misure di quella vecchia. A un certo punto venne fuori che così facendo non si riusciva a fare la sacrestia… ma poi dando anche le misure della sacrestia di questa vecchia chiesa (4 x 4 x 3 metri) il problema si risolse!

1953 - santino inaugurazione chiesa di San Filippo

Il santino che ricorda le “Santissime Missioni” che si tennero nei giorni seguenti all’inaugurazione della chiesa di San Filippo, dal 3 al 14 maggio 1953.

Ma resta il mistero: dov’era questa chiesa distrutta?? Nell’archivio parrocchiale di Mondavio risulta una cappellina di San Filippo Neri, ma su documenti molto datati, risalenti ai primi dell’800… Inoltre sembra che nella memoria orale non vi sia traccia di chiesette distrutte durante la guerra… Nei tanti documenti dove si parla di ricostruzione non viene mai descritto l’esatto luogo di quella preesistente (sarà stato sicuramente dichiarato al Genio Civile, o alla Prefettura… ma nella nostra parrocchia non sembra che ne sia stata conservata una copia). L’ipotesi più plausibile è che don Domenico abbia dichiarato come vecchio edificio distrutto ciò che rimaneva della vecchia chiesa di San Michele, demolita in parte quando nel 1933 si costruì quella nuova, e poi definitivamente nel 1946, in quanto pericolante in seguito ai danni subiti durante il passaggio del fronte nel 1944.

E perché la chiesa venne intitolata proprio a San Filippo Neri? Per via di quell’antica cappellina situata non si sa dove? Oppure davvero “in onore” dei Neri che abitavano lì davanti!?

Fatto sta che per la nuova chiesetta di San Filippo i lavori vennero completati nel 1953 e sabato 2 maggio si tenne l’inaugurazione, con una festa religiosa che poi è la stessa che tutti gli anni si ripete l’ultima domenica di maggio: messa, processione con banda musicale e… spettacolo pirotecnico (quest’ultimo però non si fa più). Seguirono alcuni giorni di “Santissime Missioni” con i padri redentoristi Mario Ferrari e Aleardo Del Dosso.

Appunto (per un'iscrizione?)

Questo testo battuto a macchina e scritto in latino è conservato nell’archivio parrocchiale insieme alle lettere inerenti la costruzione della chiesa di San Filippo. Sembra il testo di un’iscrizione da appendersi nell’edificio. Ricorda che il vescovo Vincenzo Del Signore il 2 maggio 1953 consacrò le reliquie dei Santi Candido martire, Paterniano vescovo e Carlo vescovo all’altare della (nuova) chiesetta di San Filippo. C’è un curioso errore idrografico: parla della parrocchia di San Michele al fiume Metauro!

La statua di San Filippo Neri

La statua di San Filippo Neri conservata nella chiesa di San Filippo sul Cesano

Con la chiesa, il Passo d’Orciano assunse il nome ufficiale di San Filippo sul Cesano. Negli anni seguenti sorsero nei pressi realtà lavorative importanti, come la Lions Baby, e la borgata si sviluppò considerevolmente. Tanto che don Domenico, in una lettera del 17 maggio 1973 indirizzata al sindaco, lo invita a «prevedere, tra le aree dei pubblici servizi, anche un’area […] da destinarsi alla costruzione di una nuova chiesa per la popolazione di S. Filippo», in quanto «la chiesa attualmente esistente non risulta già oggi sufficiente».

Non se ne fece nulla e la chiesa di San Filippo è ancora quella lì del 1953, che venne però ristrutturata nel 1981 e che nel 1990 fu dotata di una statua del santo. Anche “Memo” (don Stefano Maltempi, parroco dal 1998 al 2010) recentemente ha provveduto a degli interventi a San Filippo, con le nuove panche e il nuovo impianto di amplificazione. Oggi vi si celebra messa la domenica alle 10:00, e il martedì sera alle 20:30. Nel giorno della festa di San Filippo tutte le messe della parrocchia vengono dette lì!

Hai qualche altra foto del Passo di Orciano? Puoi aiutarci a risolvere il mistero della chiesa distrutta, o a correggere, o ad ampliare questo articolo? SCRIVICI!

Piero

2010 - l'interno della chiesa di San Filippo

L’interno della chiesa di San Filippo nel 2010 (foto di Piero Livi elaborate in HDR da Lorenzo Micci)

Si ringraziano per la grande disponibilità:
– don Michele Giardini, che ha concesso il libero accesso ad ogni angolo dell’archivio parrocchiale di San Michele;
– Donatella Galli, che ha messo a disposizione i suoi ricordi e la sua preziosa tesi di laurea che parla proprio di San Filippo sul Cesano (e da cui è stata presa anche quella bella foto del Passo di Orciano negli anni ’70);
– Tonino Neri, figlio di Aldo e Ettorina, che mi ha inviato un suo ricordo;
– Maria Balducci-Sebastianelli (la Maria d’ Scimonella), che conserva con cura tutto, specialmente i santini e i ricordini, e ha tirato fuori dai suoi scrigni quello che ricorda l’inaugurazione della chiesa.
E’ stata utile anche la consultazione dei cessati catasti, che sono conservati presso l’Archivio di Stato di Pesaro. Inoltre sempre lì, nel fascicolo n. 75, faldone 1022 del fondo dei processi penali del tribunale di Pesaro si può evincere chi gestiva l’osteria nel 1909 (Antonio Barbaresi).
Nell’archivio parrocchiale di Mondavio, faldone 2°, busta 5, ci sono un po’ di carte inerenti il “Beneficio S. Filippo Neri”. Che però, come detto nell’articolo, non si capisce se c’entri nulla con la attuale chiesa di San Filippo.
Questo articolo è stato aggiornato il 4/08/2018 con informazioni più precise sulla famiglia Neri e una versione più nitida della foto del Passo d’Orciano negli anni ’70. Grazie rispettivamente a Dante Galli e Giuliano Sebastianelli.
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